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Rende, il mondo capovolto

 

di TONINO SIMONE

E’ passato più di un lustro dalla prima vittoria al comune di Rende di un Sindaco che non si colloca più nell’area dei riformisti e della sinistra in genere. Lustro durante il quale tutto si è trasformato e, talora, addirittura capovolto, in termini di cultura di governo e democrazia. Infatti, politicamente ed amministrativamente non si decifra più nulla con chiarezza e tutto appare ovattato ed indistinto, se non addirittura ammorbato da un clima asfittico e diffidente. La  attuale maggioranza di governo per scelta amministrativa ed interessi elettorali, gioca la partita del governo del territorio, dei processi e delle scelte nel proprio campo culturale e quindi, in senso metaforico, sempre in casa. Essa si avvantaggia di  questo maldestro potere di esclusione ma, nello stesso tempo, crea, appunto e fortunatamente, anche sconcerto e disappunto nell’elettorato in virtù del fatto che la intera cittadinanza non è affatto coinvolta e non si sente sufficientemente protagonista negli stessi  processi di governo del territorio. In virtù di questa inopportuna separazione di ruoli: che sta tutta in capo ad un vulnus culturale tutto “manniano”, la Rende di oggi non è più la Rende di ieri. Cioè la Rende delle scelte solidali, la Rende della programmazione e delle visioni lungimiranti. La Rende dello sviluppo urbano sostenibile, programmato e diretto verso il rispetto dell’ambiente e del buon vivere. La Rende che, specie dagli anni ottanta in poi: con Sandro Principe sindaco, e fino al primo decennio degli anni duemila, ha saputo valorizzare il territorio e lo sviluppo economico e sociale attraverso visioni inimmaginabili a quei tempi e, per lo più innovativi, atteso i contesti generali precari della maggior parte delle restanti pubbliche amministrazioni locali.

Un abisso culturale

Tale abisso culturale tra modo di governare dell’amministrazione Manna e l’isolamento e marginalizzazione della società civile nella pratica amministrativa che si riscontra oggi a Rende, ci deve far riflettere. E deve far riflettere  specie la sinistra intera nel suo complesso ed anche, per certi versi,  le varie frange che si stagliano  nel campo dei riformisti locali tradizionali. Infatti, questo degrado politico ed amministrativo che si percepisce con chiarezza, impone a tutte le forze progressiste una pausa di riflessione e la condivisione circa la necessità di dover essere uniti più che mai, e fare, cosi, un percorso comune. Percorso  teso, principalmente, al ripristino di quell’agibilità politica non più oggi esistente. Sicché, in questo contesto politicamente mellifluo che mette in luce un cinismo fuori dal comune,  necessita una reazione tesa a ristabilire un minimo di onesto dialogo politico nella sinistra.  E questo dialogo e tanto più necessario specie se si pensa al fatto che il giocatore Manna oggi, rischia di entrare come tredicesimo giocatore nella partita che si gioca a sinistra. E questa opportunità gli è stata già,  sostanzialmente offerta, ovvero concessa in occasione del congresso del Pd che si sta celebrando. Congresso ancora in itinere a livello provinciale.

Manna incompatibile con i valori del Pd

Infatti, Manna per quanto incompatibile per cultura e visioni politiche con il pensiero riformista,  rischia, tuttavia, di avere un peso non indifferente nel Pd locale e sarà certamente una spina nel fianco nella prossima campagna elettorale per la scelta del futuro sindaco di Rende. E’ evidente, quindi, che a sinistra, a Rende, necessita sciogliere tante matasse ingarbugliate. La prima matassa riguarda il Pd. Riguarda la sua natura e la sua coerenza, la sua conduzione e la sua sostanziale assenza sul territorio. Riguarda la sua debolezza nel cedere disinvoltamente ad altri (leggesi Manna), il testimone della sua politica assecondando, cosi, le sue voglie egemoniche  E questo per tante ragioni. La prima di queste ragioni riguarda il fatto che il personaggio in questione non possiede quella necessaria cultura di sinistra che occorre per stare nel Pd. La seconda ragione sta in capo al fatto che in questi anni di governo del territorio il suo bilancio, come sindaco ed amministratore, ha i conti in rosso. Questo perché Rende ha perso ruolo e potere nei confronti delle realtà territoriali ad essa vicine, ed il  consenso elettorale del sindaco Manna appare arrivato al capolinea. La seconda matassa che necessita districare a sinistra o meglio: nella sinistra cosiddetta riformista, riguarda le varie posizioni di collocazione e di orientamento che si stanno in essa circostanziando, specie dopo le ultime elezioni amministrative. Posizioni spesso ingiustificabili, talora inopportune  e, sicuramente di nocumento alla stessa credibilità di quest’area politica. Queste varie frange devono  necessariamente interrogarsi circa l’opportunità di viaggiare divisi fino alla prossima scadenza elettorale o, al contrario, se invece è più saggio il fatto di trovare momenti di dialogo costruttivo e condividere insieme scelte e presenza sul territorio. Personalmente lancio un appello, affinché questo avvenga il più presto possibile, atteso il fatto che elezioni amministrative per quanto non siano alle porte, sono comunque vicine. Perché in tutto questo c’è un interesse comune , che è l’interesse di isolare Manna e vincere come un tempo passato a Rende.


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