La storia di questo movimento è troppo lunga per essere raccontata in un breve articolo. Dico solo che essa è stata una storia esaltante e che ha educato alla politica molti di noi, giovani e meno giovani: in quanto figli rendesi. Molti di questi figli, come il sottoscritto, di estrazione sociale modesta, ed altri invece, di più agiate condizioni economiche; ma tutti accomunati da uno smisurato orgoglio e di aver avuto la fortuna di essere nati in questo meraviglioso paese. Di vivere, cioè, in una realtà e in una comunità ricca di valori e tradizioni. Molti di questi valori, a suo tempo, li abbiamo tanto interiorizzati che ce li siamo trascinati e portati appresso con la nostra età: questa ormai avanzata. Segno che quei valori erano talmente giusti e necessari per la nostra crescita etica e morale e per la nostra stessa esistenza. Il merito di tutto questo ha un nome ed un cognome: Cecchino Principe. Mi permetto la licenza gratuita di continuarlo a chiamare, ancora oggi, Cecchino, perché è stato sempre cosi che l’ho chiamato e perché mi dava allora, sempre la sensazione che tutto ciò gli piacesse. Perché in questo modo di chiamarlo, in realtà, si celava una stima incommensurabile e un rispetto reciproco, nonostante la mia giovane età rispetto alla sua. D’altra parte Egli era un socialista nato e l’idea di socialismo umanitario e solidale l’aveva nel sangue; lo praticava e con grande maestria anche oratoria, lo infondeva in ciascuno di noi. Questa grande tradizione democratica e riformista, per oltre quaranta anni ininterrotti, ne ha fatto di Rende un esempio e un modello sociale allora d’avanguardia e, oserei dire, unico in una terra martoriata e arretrata come la Calabria. Rende veniva paragonata alle più fulgide realtà territoriali delle più ricche e moderne regioni del Nord e Centro-nord e veniva indicata, non a torto, come la Molinella del Sud. Stante la lungimiranza politica ed amministrativa di Cecchino, il suo coraggio di rompere i tradizionali canoni di governo del territorio e di avere una visione urbana fuori dal comune. Questa eccezionale cultura politica riformista, quando il Partito Socialista Italiano si è sfarinato, pari, pari, è stata coltivata e continuata da Insieme per Rende. Un movimento nato nel 1993 su impulso di Sandro Principe allora giovane deputato e membro del Governo guidato da Carlo Azeglio Ciampi, per dare diritto di cittadinanza a quanti si volevano impegnare in politica e per continuare una storia amministrativa fatta di successo e di tantissime soddisfazioni. Una storia che oggi continua guidata da Sandro e da un gruppo dirigente nel quale mi annovero anche io. Il solo pensiero che questa storia potesse finire mi fa venire l’orticaria, mi fa rabbrividire, mi provoca uno sconforto che impedisce alla mia anima e ai miei sentimenti di essere tranquillo, di essere fiducioso sulle sorti di questo paese. Le due ultime consiliature hanno avuto la drammatica colpa di demolire un sogno urbano, questo diventato realtà già a partire dagli anni Ottanta e di reindirizzare verso il basso e in negativo, un processo di crescita sociale che viaggiava a mille. E’ evidente che Rende oggi non è più quella di ieri, quella che ho conosciuto negli anni passati per averci vissuto. Non è più quella Rende che mi ha forgiato ed educato politicamente e che la scuola cecchiniana mi ha infuso .
Spero tanto che Insieme per Rende rispolveri le grandi intuizioni democratiche riformiste del passato anche recente e riesca a risvegliare un senso di colpevolezza e resipiscenza costruttiva in quanti, in questi ultimi anni, hanno preso vie diverse contribuendo alle ultime sconfitte elettorali. Ritengo che, oggi più che mai, necessita una unità di intenti nel variegato campo riformista e Insieme per Rende deve farsi carico di questa missione. Deve farsi carico di una nuova riscossa culturale, etica e morale e deve avere la forza e la consapevolezza necessaria per recuperare credibilità politica ed elettorale in importanti settori della popolazione. Fortunatamente, noto che la voglia di iniziare una nuova esperienza c’è, e il sogno di narrare una nuova storia politica pure. La riorganizzazione come movimento e l’apertura di un blog vanno in queste direzioni, si tratta di vedere adesso quanto affascina questo progetto. Ma questo è, a mio parere, un ostacolo superabilissimo, perché dipende solo da noi ovvero: dalla voglia o meno di stare in mezzo ai processi, dalla voglia o meno di sognare, dal rifiuto o meno di vivere una quotidianità misera e rassegnata.Tonino Simone
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